In questi giorni la perdita, il lutto e la morte ci toccano più da vicino e reclamano in ognuno di noi uno spazio d’ascolto.
In una cultura Occidentale che da sempre confina la morte dalle nostre vite eccoci costretti a fare i conti la temuta perdita.
Ma in realtà, fin da piccoli c’interroghiamo sul mistero della vita e della morte: a volte questo accade con la perdita dell’animale domestico, e poco importa che sia un pesce rosso; altre, con un nonno “volato in cielo“.
Mio nipote pianse per un piccolo pipistrello morto, immaginando il dolore della madre rimasta in vita; io piansi per giorni la scomparsa del mio gatto e insistetti tanto per vedere Lorenzo, portato via a soli cinque anni dalla leucemia.
Scoprii, solo molti anni dopo, quanto fu importante quel poterci essere per l’elaborazione del lutto e ringrazio mia madre che non ascoltò tutti i pareri contrari ma accolse il mio bisogno di vedere.
Rimase immobile per un istante. Non gridò. Cadde dolcemente come cade un albero. Non fece neppure rumore sulla sabbia. Antoine De Saint-Exupéry – Il Piccolo Principe
Cos’è il lutto?
In senso stretto il lutto è la risposta alla perdita di una persona cara, ma in un’ottica più ampia possiamo considerare il lutto la reazione alla scomparsa di qualcosa per noi importante.
In questa pandemia quindi, in un’ottica ampia, stiamo tutti vivendo un momento di perdita e quindi di lutto.
Alcuni hanno vissuto un lutto vero e proprio, ovvero la perdita di una persona amata, portata via dal virus e hanno perso anche la possibilità d’esserci, di vedere, impossibilitati a partecipare ai funerali, impossibilitati a stare accanto ai famigliari, privati di quei riti che da sempre accompagnano l’uomo nel trapasso.
Altri hanno visto scomparire il lavoro, la sicurezza economica, la loro identità professionale.
Molti hanno perso la possibilità di frequentare la propria compagna/o, di poter abbracciare i propri figli e famigliari.
E noi tutti abbiamo perso la sicurezza e la libertà personale, impossibilitati a muoverci liberamente; abbiamo perso la possibilità di fare molte attività piacevoli come andare al cinema, a cena con amici, fare sport, visitare musei, andare a concerti ed eventi culturali.
Hai portato il sole con te, andandotene
Rupi Kaur – The sun and her flowers
Elaborare il lutto: cosa ci accade?
Diversi teorici hanno cercato di sondare il processo dell’elaborazione del lutto attraverso diversi modelli.
Ma il lutto, ben lontano da poter essere sezionato in fasi distinte è un fluire, un attraversare e lasciarci attraversare dal dolore.
Possiamo riconoscere una fase di shock, d’incredulità iniziale, quel dirci: ” non mi sembra vero che sia morto, non è possibile che stia accadendo”.
La mente razionale sa, ma la mente emotiva ancora non è pronta e nega, rifiuta e si arrabbia.
Elaborare un lutto è un compito difficile e un processo d’adattamento alla perdita e come tutti i processi necessita anche di tempo.
Dopo una perdita è normale stare male e possiamo ritrovarci sia a difenderci dal dolore, sia a lasciarci soverchiare da esso. Possiamo perdere, per un certo tempo, il senso delle cose al punto tale che è la vita stessa a perdere di significato.
Attraversare la perdita è così un’attività dolente che ci chiede di sentire il dolore e di lasciarlo andare più e più volte.
Oscilliamo come su un’altalena tra lo struggimento e il “fare pace” con il lasciar andare ciò che è perso.
Elaborare il lutto è un lavoro attivo di riconoscimento della realtà della perdita, un’accettazione della realtà cambiata.
E dall’incontro con la morte usciamo cambiati, perchè non c’è morte che non richiami il grande tema della vita e della trasformazione.
Ed ecco affacciarsi il riadattarsi in modo nuovo al mondo e il reinvestire in esso: lasciar morire l’attaccamento per far rinascere una nuova vita.
A te sembra tramonto mentre invece è un’aurora;
la tomba sembra un carcere ma è, all’anima, liberazione.
Qual seme mai sprofondò in seno alla terra che non germinò poi?
Perchè questo dubbio, allora, per quel seme ch’è l’uomo? Rumi- Poesie mistiche