Pippe mentali e punti di vista
“Dipende dai punti di vista, da come guardi le cose. È come quando ti chiedono l’ora, tu guardi l’orologio e dici: «Le otto e quaranta». Io preferisco dire: «Le nove meno venti!»”
Tratto da “La gloriosa battaglia di Endeburg”. Drammaturgia originale di Danilo Caravà
Conoscete qualcuno a cui la vita sembra sorridere sempre?
Parlo di quel tipo di persona che gestisce sempre al meglio le seccature e le difficoltà della vita quotidiana.
Quella persona che sa cogliere di ogni situazione il lato migliore della medaglia e che, anche di fronte alle difficoltà, preferisce dire con energia: «Le nove meno venti!».
Vi sarete chiesti tante volte: «Ma come fa?» quando, guardandovi intorno a fine giornata, vi siete accorti che vi sono rimaste solo le otto e quaranta…
La risposta ce la fornisce la nostra mente, che lungi dall’essere un recettore passivo di stimoli è un vero e proprio cantiere nel pieno dei lavori.
Siamo noi i progettisti delle nostre giornate!
Non ci rappresentiamo semplicemente la realtà oggettiva, non vediamo il mondo così com’è, ma interveniamo su di esso e costruiamo la nostra realtà. È come se seguissimo un progetto che, realizzato negli anni, oggi ci guida nel creare quello che ci circonda.
Tuttavia, se rimaniamo sempre fermi alle otto e quaranta, se ci facciamo continuamente “pippe mentali” potrebbe essere che stiamo investendo il nostro tempo e il nostro denaro su un progetto obsoleto.
Già, perché se è vero che ogni progetto ha la sua utilità in un momento della vita, a volte ci troviamo a costruire qualcosa di tecnologicamente superato, che non ci piace più e che non soddisfa veramente le nostre necessità.
Le “pippe mentali” non sono utili, ci fanno star male e si possono cambiare.
Come smettere di farsi le pippe mentali?
È proprio il nostro amico delle nove meno venti a venirci in aiuto perché anche lui costruisce, proprio come noi, ma lo fa con nuove tecnologie.
Ognuno di noi prova quotidianamente emozioni e crede di provarle a causa degli eventi, delle situazioni che si trova a vivere. Le cose però sono un po’ diverse!
Infatti, di fronte alla stessa situazione, due persone diverse possono provare emozioni differenti: non è la situazione in sé a farci provare una certa emozione ma il pensiero che formuliamo a riguardo.
Per esempio, due persone alla guida potrebbero provare una rabbia e l’altra tranquillità, seppur entrambe vivano la stessa situazione di trovarsi bloccati nel traffico.
L’emozione è quindi la manifestazione di quello che pensiamo e quando ci facciamo le “pippe mentali” eccoci subito in ansia, preoccupati e allarmati.
L’automobilista arrabbiato potrebbe pensare: «È impossibile questo traffico! Io non devo stare qui bloccato, non lo sopporto! Ma com’è possibile, non deve esserci questa coda!».
Diversamente, l’automobilista sereno potrebbe formulare una riflessione come questa: «Anche stamani il solito traffico, la cosa non è piacevole ma non val la pena né di disperarsi, né di arrabbiarsi, tanto vale cercare in radio una bella canzone oppure fare una chiamata a quell’amica che non sento da tempo».
Ma com’è possibile che accada questo se la situazione di partenza è la stessa?
Perché in realtà sono proprio i pensieri che formuliamo rispetto alle situazioni a farci provare delle emozioni. Queste, sono quindi il manifestarsi di un pensiero, di una valutazione, di un giudizio o una riflessione sugli eventi che viviamo.
Chi vive seguendo il progetto delle nove meno venti ha quindi costruito negli anni pensieri vantaggiosi, che gli permettono di cogliere il buono in quello che sperimenta.
Chi, invece, ha le lancette ferme alle otto e quaranta prova emozioni negative a causa di un modo di vedere l’ora che fa soffrire e che, il più delle volte, non è più necessario.
Cambiamo il modo di pensare, cambiamo il modo di sentire e possiamo provare un benessere nuovo
I pensieri infatti non sono immodificabili e così come si sono formati, influenzati dalle nostre esperienze, possono essere messi in discussione e cambiati.
Le modifiche al nostro progetto si complicano quando, al di là della facciata esterna (i pensieri che riusciamo a dirci senza fatica) abbiamo bisogno di ristrutturare le fondamenta.
Queste, a volte prendono la forma d’idee irrazionali e di pensieri automatici, che passano rapidi nella mente come frasi telegrafiche e che giudicano, etichettano, criticano quello che facciamo e/o quello che fanno gli altri.
Questi pensieri da otto e quaranta, sono a differenza dei primi, più difficili da vedere e richiedono uno sforzo personale per essere riconosciuti.
Secondo la Teoria Razionale Emotiva sviluppata da Albert Ellis, alla base della maggior parte delle difficoltà emotive e del malessere dell’uomo, vi sarebbero proprio delle idee irrazionali su noi stessi, sugli altri e sul mondo.
Lo psicologo clinico americano identifica quelle che sono le idee insensate più diffuse e comuni che impariamo all’interno della società in cui viviamo e che a volte, diventando troppo invadenti, minano il nostro progetto di vita.
Le credenze sbagliate più comuni del nostro pensare
- Devo essere amato e approvato da tutte le persone importanti della mia vita
- Devo essere totalmente competente, adeguato e bravo sotto ogni possibile aspetto per valere qualcosa
- Certe persone sono cattive e infami e devono essere condannate e punite per la loro malvagità
- È tremendo e catastrofico se le cose non vadano come vorrei
- La mia infelicità dipende da cause esterne ed io non ho nessuna e/o poca capacità di controllare il mio malessere e/o i miei disturbi
- Se qualcosa è o può essere pericolosa e/o dannosa bisogna preoccuparsene terribilmente e continuare a pensare alla possibilità che succeda
- È più facile evitare certe difficoltà e responsabilità piuttosto che affrontarle
- Devo dipendere dagli altri e ho bisogno di qualcuno più forte di me su cui contare.
- Il mio passato determina fortemente il mio comportamento attuale e continuerà per sempre ad avere lo stesso effetto.
- Dobbiamo sconvolgerci terribilmente per i problemi e i disturbi degli altri
- C’è sempre una soluzione giusta, esatta e perfetta per tutti i problemi umani ed è una catastrofe se non la si trova.
Possiamo sempre cambiare ora e un intervento breve cognitivo- comportamentale può fare al caso nostro.