Disturbo borderline di personalità

Cos’è il disturbo borderline di personalità? Quali i sintomi comuni per riconoscerlo?

Le caratteristiche essenziali di questa struttura di personalità sono l’instabilità nelle relazioni interpersonali, l’instabilità dell’immagine di sé e dell’umore e una intensa impulsività.

Questi aspetti contraddistinguono la persona già in adolescenza o in giovane età adulta, presentandosi in molti contesti di vita quotidiana e creando notevoli disagi.

Seguendo le linee guida del Manuale Diagnostico e statistico dei disturbi mentali * possiamo riscontrare alcuni di questi sintomi per capire se si tratta di un disturbo borderline:

  • Disperati sforzi per evitare un abbandono relazionale (reale o immaginato)
  • Relazioni interpersonali emotivamente intense ma fortemente instabili (in cui l’altra persona può essere idealizzata e rapidamente svalutata)
  • Instabilità dell’immagine di sé e della percezione di sé (cambiare frequentemente l’idea che si ha di sé, interessi, gusti e frequentazioni)
  • Marcata impulsività in contesti  dannosi per la persona (per esempio: guida spericolata, abuso di sostanze, spese sconsiderate, sessualità rischiosa, abbuffate alimentari, ecc..)
  • Comportamenti, gesti o minacce di suicidio, oppure comportamenti autolesivi (tagliarsi, bruciarsi, colpirsi)
  • Marcata reattività dell’umore che genera instabilità affettiva (per esempio alterazioni dell’umore repentine, irritabilità o ansia che solitamente durano solo poche ore o più raramente alcuni giorni)
  • Sentimento cronico di vuoto
  • Rabbia frequente ed intensa, inappropriata rispetto alle situazioni o al contesto; oppure difficoltà a controllare e gestire la rabbia
  • pensieri paranoici, seppur transitori, associati a momenti di forte stress oppure sintomi dissociativi

Questo disturbo si presenta prevalentemente nel sesso femminile e non deve essere confuso con il disturbo depressivo o bipolare, nonostante questi due disturbi possano essere compresenti, inoltre, è piuttosto frequente riscontrare altre problematiche come l’uso di droghe e alcol e disturbi alimentari.

*I criteri riportati fanno riferimento al DSM 5 (American Psychiatric Association, Manuale Diagnostico e statistico dei disturbi mentali – Quinta edizione)

Le conseguenze del disturbo borderline di personalità nella vita quotidiana

Il disturbo borderline di personalità è una condizione che genera grande sofferenza e problematicità: l’instabilità dell’immagine di sé e degli altri, l’impulsività e l’emotività intensa arrecano importanti danni nella vita quotidiana.

Le persone con questo disturbo di personalità hanno relazioni affettive molto intense (dove nulla viene preso alla leggera) ma instabili: l’opinione degli altri può subire cambiamenti improvvisi e drammatici, passando rapidamente da una visione idealizzata ed eccessivamente dipendente, alla svalutazione, opposizione e critica.

Quest’aspetto arreca non poche difficoltà relazionali e infatti questi individui sviluppano velocemente relazioni interpersonali ma la loro adattabilità nell’ambito sociale è compromessa.

Quando si trovano ad affrontare una separazione, anche limitata nel tempo, la perdita o semplicemente un rifiuto, vivono delle dolorose alterazioni dell’umore, del pensiero e del comportamento, nonché dell’immagine di sé (si sentono cattivi e non amabili).

Sono quindi particolarmente sensibili al rifiuto relazionale, al punto che, è sufficiente un piccolo evento stressante in tal senso, per sperimentare un senso d’abbandono e d’angoscia.

Al timore, vero o presunto, d’essere abbandonati possono rispondere con rabbia inappropriata, oppure con comportamenti e azioni impulsive (comportamenti autolesionistici o nelle forme più gravi minacce di suicidio).

Sono particolarmente intolleranti alla solitudine e  necessitano qualcuno accanto: l’intensità relazionale si può manifestare attraverso richieste di estrema presenza e disponibilità, di tempo condiviso e di intimità eccessiva e inadeguata rispetto alla reale condizione relazione.

All’interno delle relazioni sono estremamente esigenti e critiche: pretendono costanti attenzioni e lamentano con frequenza all’altro di non essere abbastanza presente, di non dare abbastanza e non occuparsi di loro a sufficienza.

La persona con disturbo borderline di personalità è particolarmente abile a empatizzare con gli altri e a prendersene cura,  tuttavia, questa disponibilità implica anche l’aspettativa che l’altra persona sia e debba essere altrettanto disponibile e accogliente per soddisfare necessità e bisogni.

Comportamenti e comunicazioni manipolatorie sono frequenti e finalizzate non tanto ad ottenere dei vantaggi, quanto a mantenere e a garantirsi le attenzioni delle persone ritenute necessarie in quel momento (intolleranza a stare da soli).

L’instabilità legata all’immagine degli altri produce quindi una serie di difficoltà nelle relazioni interpersonali, percepite come minacciose, tanto che la persona con questo disturbo può sentirsi più sicura, rilassata e tranquilla in presenza di animali che non delle persone.

L’instabilità legata all’immagine e alla percezione di sé determina cambiamenti improvvisi di obiettivi, valori e aspirazioni (per esempio cambiare improvvisamente gusti, stile di vita, amicizie, orientamento sessuale).

Nella storia di vita di queste persone è facile riscontrare quindi frequenti “interruzioni” o “cambiamenti”, a volte drastici, come abbandono scolastico, cambi improvvisi di progetti di vita,  separazioni e trasferimenti.

Altrettanto frequente, nel quotidiano di queste persone, la presenza di attività dannose e distruttive quali: gioco d’azzardo, spese sconsiderate, abuso di sostanze, guida pericolosa, abbuffate alimentari, rapporti sessuali promiscui.

La persona con disturbo borderline può autosabotarsi proprio quando è sul punto di raggiungere un obiettivo importante.

Per quanto riguarda gli affetti e le emozioni, l’umore di queste persone è caratterizzato da marcate oscillazioni e da emotività intensa.

Provano facilmente rabbia e collera, spesso inappropriata per il contesto, manifestata con un uso eccessivo del sarcasmo, esplosioni verbali, critiche e senso di amarezza.

La rabbia, quando espressa, è seguita da sentimenti altrettanto intensi di colpa, vergogna e ansia.

All’estremo opposto emotivo la persona vive sentimenti cronici di vuoto, profonda inutilità e noia, disperazione e sentimenti di solitudine e angoscia.

La scarsità di periodi di benessere,  tranquillità e soddisfazione riflettono spesso l’estrema reattività di fronte a minimi stress interpersonali.

Nelle storie di vita di queste persone è facile riscontrare storie di abusi, negligenze precoci e/o gravi conflitti all’interno della coppia genitoriale e incuria emotiva.

 

Il trattamento cognitivo-comportamentale per il disturbo borderline

Il disturbo borderline di personalità può essere definito come il disturbo di personalità più comunemente riscontrato sia nel settore pubblico che privato e può essere una delle condizioni cliniche più complesse da trattare.

Dato che il disturbo ha una considerevole variabilità, sia in termini di gravità, sia in termini di decorso, si evidenzia l’importanza di un’iniziale valutazione globale del livello di funzionamento della persona, della propensione al trattamento, delle modalità e delle strategie d’intervento più idonee caso per caso.

L’intervento in questo caso è sempre “tagliato su misura” secondo i bisogni e le condizioni cliniche della persona e risponde ad un approccio flessibile (che può prevedere, in momenti differenti del percorso di cura, anche terapia di coppia e di gruppo, training di abilità e protocolli Mindfulness MBSR di gruppo).

La psicoterapia individuale a cadenza settimanale è l’intervento elettivo per il trattamento del disturbo, a cui si associa il trattamento farmacologico (terapia combinata) secondo la gravità dei sintomi, con la finalità di modulare i comportamenti disregolati e di supportare la psicoterapia.

Nell’ambito dell’’approccio terapeutico cognitivo-comportamentale i riferimenti clinici di maggior spicco sono quelli di Beck e Freeman, quelli della terapia dialettica comportamentale di Linehan, e della terapia degli schemi di J.Young.

Gli obiettivi principali dell’intervento sono la riduzione e la miglior regolazione di tutti quei comportamenti che danneggiano il funzionamento nella vita quotidiana del soggetto.

Il percorso terapeutico prevede alcuni elementi fondamentali quali:

  • riconoscimento e messa in discussione delle credenze disfunzionali su di Sé, sugli altri e sul mondo (in particolare le distorsioni cognitive su cui poggiano gli schemi cognitivi disfunzionali)
  • consapevolezza, gestione e regolazione emotiva
  • sviluppo di competenze interpersonali e di relazioni sane
  • riconoscimento delle rappresentazioni di Sè e dell’altro non integrate e loro integrazione
  • sostegno e rinforzo della mentalizzazione (sviluppo della capacità di rappresentarsi gli stati della mente propri e altrui)
  • tolleranza della sofferenza mentale e dell’angoscia
  • competenze di Mindfulness
  • consapevolezza degli schemi disadattivi attivi e modificazione funzionale degli schemi stessi

* Per un buon esito di trattamento secondo le linee guida d’efficacia dell’APA- American Psychiatric Association

 

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